Dire Fare L'Amore

Assenzio

«Deve contenere dei feromoni», è quello che ho pensato alla prima sniffata, con spruzzatina clandestina sul collo, nell’atrio del mio condominio, appena prima di entrare in ascensore. Un semplice profumo non può fare quell’effetto, anche se, nella versione bevanda, è fin troppo celebre e ha saputo contribuire efficacemente alle visioni di Degas e ai turbamenti di Picasso, meritandosi una piratesca illegalità in diversi paesi d’Europa, inclusa la tollerante Olanda (dove è stato riabilitato solo nel 2004).

Ma come profumo, si può. Non occorre nemmeno avere un pusher, basta andare in erboristeria e spararsi un paio di vaporizzazioni sul polso, nella speranza che la commessa non sappia resistere al richiamo. La chimica è chimica, e alle molecole non si comanda. Meno che mai all’Assenzio.

Mentre la cabina dell’ascensore si satura di desiderio aeriforme, sento un’improvvisa, irresistibile voglia di auto-farmi, in mancanza di migliori occasioni per testarne l’effetto. Le porte si chiudono, premo il pulsante del sesto. In quell’istante un piede calzato stivaletto corto marrone oscura la fotocellula. La porta si riapre e, nel mio imbarazzo, la non giovanissima inquilina del quinto invade lo spazio disponibile con quattro borse dell’Esselunga.

Così, innaturalmente vicini, la sento inalare e spero che, no, almeno i feromoni nell’Acqua di Profumo all’Assenzio dell’Erbolario, non ce li mettano.