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L’uomo che legge romanzi rosa [recensione di Love Trainer]
Questa recensione nasce da una svista. Ho deciso di leggere Love trainer di Mara Roberti aspettandomi una specie di manuale ironico per l’addestramento dei fidanzati, mi ritrovo tra le mani un romanzo rosa.«Oh, my God! Oh, my God!», esclamo. «Sto leggendo un romanzo rosa, il mio primo romanzo rosa!». Arrossisco imbarazzato. Io, uomo, con una certa reputazione peraltro, mi sto avventurando in una storia di amore e sentimenti. Prevedo cascate di miele e lacrime a gogò. E se mi scoprono? E se addirittura mi piacesse? La mia mascolinità intellettuale minacciata dai turbamenti amorosi dei due protagonisti (Sara, imbranata praticante avvocato, e Davide, fascinoso addestratore di cani) lancia un grido di allarme: «Scappa, finché sei in tempo!».
Ma io, amante del rischio più spericolato, resto. Decido invece di lasciarmi prendere e di immergermi nella storia abbassando le difese. E così, per un’oretta, mi trasformo nell’uomo che legge romanzi rosa.
L’ambiente giusto per leggere romanzi rosa
L’uomo che legge romanzi rosa deve prima di tutto creare il setting adatto: preparo una tazza di thè verde e mi sdraio sul divano con una coperta pelosa sulle gambe. Ho pensato anche di mettere in sottofondo i Dire Straits ma poi ho lasciato perdere temendo di strafare.
Mi faccio prendere dal racconto. La storia è carina, ben scritta, mi coinvolge. Passo dalla sensazione di essere una specie di voyeur (avete presente quando un uomo si ritrova a essere l’unico cliente maschio in un parrucchiere affollato di donne cinguettanti? Una cosa così…) a quella di essere l’invitato a una festa a sorpresa che non conosce nessuno ma fa presto a fare amicizia.
Faccio conoscenza con i personaggi
Guardo Sara, la protagonista. Solidarizzo con le sue sfighe: il tipo che la lascia per un’altra, la paura di volare e quella ancora più forte dei cani, l’ansia per il lavoro nuovo in cui si sente messa alla prova. Una persona normale, che potrei conoscere davvero. Sara mi piace, mi risveglia istinti di protezione, empatia, desideri di riscatto, fa quel giusto di sugo senza sembrare una ragazza facile. Sono al capitolo due e la mia avventura di uomo che legge romanzi rosa sta andando benone: già la amo.
Ma la capitolo tre arriva lui, Davide. Qui le cose di complicano. Davide è l’eroe, racchiude in sé tutti gli stereotipi dell’eroe-del-romanzo-rosa (quando dico “stereotipo” non lo dico in senso negativo, ma questo lo spiego dopo perché altrimenti il discorso si complica troppo): è bello, muscoloso, sa di bagnoschiuma (la marca, cazzo, dimmi la marca che lo compro!). Ma questo è il meno: è anche attento, dolce ma fermo, protettivo ma con una qualche ferita dentro. Alleva cani e in questo lavoro, che è prima di tutto una passione, si condensa molto del suo essere. L’uomo che legge romanzi rosa qui si trova di fronte a un bivio: cosa devo pensare di Davide?
Ipotesi 1
Davide, mi stai francamente sulle palle. Hai tutto quello che io non ho, un fisico perfetto, modi seducenti, fascino irresistibile, il giusto mix tra sfrontatezza e sensibilità, abiti in una roulotte che sembra fatta apposta per trasformarsi in alcova e quasi certamente stai per scoparti Sara che io, nei primi due capitoli, avevo già eletto a fidanzata ideale. Il maschio che c’è in me verrebbe volentieri nel tuo pulcioso canile e ti tirerebbe una testata sul naso, ammesso di arrivare con la fronte all’altezza del tuo setto nasale, perché temo che tu sia anche più alto di me.
Ipotesi 2
Davide, ma tu sei me! Non il me-me, naturalmente: sei il me-che-vorrei-essere. Fai un lavoro che ti appassiona, hai un passato ferito, sei dolce e attento ma forte e deciso quando serve, ti piovono dal cielo ragazze già pre-svenute che devi solo sollevare nelle tue braccia forti e deporre sul letto della tua magnifica roulotte-alcova. Però non te ne approfitti bassamente, perché hai dei sentimenti, e rispetti le persone. Davide, benvenuto nella mia vita.
Facciamo un patto
L’uomo che legge romanzi rosa accetta le regole del gioco. Ogni romanzo lo richiede. Il lettore stabilisce un patto narrativo con lo scrittore e accetta di prendere per vero ciò che gli viene raccontato. Mi sento dunque già più alto di statura, mi si stanno gonfiando i pettorali, i jeans aderiscono a due natiche granitiche e un buon profumo di bagnoschiuma si libera dal mio collo abbronzato.
Accetto il patto e i relativi stereotipi. Gli stereotipi sono il codice di tutti i romanzi di genere. Come nel giallo, come nel fantasy, anche il rosa ha i suoi schemi narrativi, che permettono al lettore di collocarsi nella storia. Quindi ben venga la ragazza un po’ sfigata che poi si riscatta (e che ti permette di immedesimarti nelle sue difficoltà), l’ex stronzo (catartico), l’amica sempre-disponibile e con-una-vita-sessuale-da-paura (solidarietà – e invidia, credo), il capo con cui la protagonista fa innumerevoli figuracce (nemico), e soprattutto Lui, l’eroe.
L’inutile gara a chi ce l’ha più lungo
Se l’uomo che legge romanzi rosa non accetta questi ruoli, specialmente quello del maschio alfa, non può farcela: sconfitto dall’ansia da prestazione, soccombe umiliato e incazzato alla storia, si sente messo da parte come un adolescente brufoloso a una festa.
Cosa ci facciamo io e te qui dentro, Davide? Con chi mi devo immedesimare? Con Sara come fanno tutte le lettrici? Con te, che mi stai ancora un po’ antipatico?
Non è sempre facile. Questa è la differenza principale che ho sentito: il romanzo è scritto per un pubblico femminile, l’Autrice (complimenti, una che padroneggia la penna e la la storia) ha in mente le sue amiche, altre donne come lei. C’è una complicità di fondo che attraversa tutto il libro, quella complicità tra donne in cui noi uomini facciamo così fatica a entrare. E che diciamolo pure, invidiamo molto.
Come dobbiamo comportarci? Loro sono molto più forti di noi, anche quando fanno le deboli, anche quando le soccorriamo, le aiutiamo a vincere le loro paure. Sono loro – le protagoniste, le comprimarie, ma anche le lettrici – le vere padrone di casa. Noi siamo ospiti.
Facciamo un patto, Davide. Io fingo di essere te per un’oretta e tu la smetti di guardarmi dall’alto in basso. Io in cambio smetterò di odiarti, resisterò alla tentazione di prenderti in giro di fronte ai miei amici, se ce la faccio – dai – ti invito anche a cena una sera.
Andata?
Andata.
Così facendo, rappacificato con Davide, la storia riprende a scorrere. Provo i suoi sentimenti, le sue emozioni. O meglio, le sue emozioni filtrate dall’occhio di una donna. Improvvisamente capisco questo: che non sto guardando Davide, sto guardando Davide con gli occhi dell’Autrice.
Confesso, ho pianto
Qui ammetto, mi sono commosso. E non per i sentimenti. Non per le scene d’amore. Mi sono commosso in quanto ospite. E’ stato come trovarmi in un hammam per sole donne, incredibilmente invitato a entrare (sì, lo so, la fantasia di molti miei simili). Seduto nei vapori del bagno turco, poter guardare questi corpi nudi, un po’ sfocati, ascoltarne le confidenze.
Perché, forse ho capito, il romanzo rosa è l’hammam letterario delle donne. Qui sono tra loro, possono parlare liberamente, sognare senza sentirsi giudicate, immaginare uomini perfetti (perfettamente stronzi o perfettamente affascinanti, importa poco) e storie d’amore reali e fantastiche al tempo stesso.
L’uomo che legge romanzi rosa non è un guardone, è un invitato. Deve sapersi comportare, essere educato e rispettoso, grato di questo spazio che gli viene riservato. Deve ascoltare, entrare nella logica e nella psicologia.
L’uomo che legge romanzi rosa, quando finisce di leggerli, è un uomo diverso. Più a suo agio nel mondo femminile.
Love trainer di Mara Roberti è pubblicato da Emma Books
La pagina di Love Trainer su Fecebook è qui
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