Il blog di Dire Fare l'Amore

L’altra metà [racconto erotico]

Tratto da una storia vera [non mia…]

un nuovo racconto erotico di Inachis Io, disponibile anche in pdf cliccando qui.

L’ALTRA METÀ

1.

Lo scroscio della doccia sembrava durare più a lungo del solito.
«Starà rilassandosi», pensò Gianni tirandosi il lenzuolo sulla spalla. Armeggiò sul comodino per regolare l’abat-jour e si spinse ad afferrare il libro che l’avrebbe traghettato nel sonno senza aspettare l’arrivo della moglie.
«In questo periodo mi sembra distratta, tesa. Non deve essere un bel momento al lavoro…», aggiunse a commento del pensiero precedente.
Aprì La separazione del maschio: l’occhio già cadente affrontò la prima riga del terzo capitolo.

Lara alzò il viso verso il getto d’acqua. Lasciò che le gocce bollenti le sferzassero le palpebre, slavassero il trucco lungo le gote, scivolassero sulla bocca, giocassero col petto e i capezzoli, ruscellando verso l’inguine liscio per incanalarsi nel solco delle grandi labbra.
Si massaggiò a lungo con la spugna, meditando sul messaggio che aveva ricevuto e su ciò che l’aspettava. Guardò la schiuma vorticare nello scarico ed essere inghiottita dai tubi. Le venne da ridere, protetta nell’intimità dal rumore della doccia. Si sentiva quasi stupida a fare questo genere di associazioni mentali, ma stava pensando al momento in cui, con un ultimo movimento del capo, aveva aspettato in bocca il suo orgasmo, come un regalo inatteso e gradito.

Chiuse l’acqua e uscì dalla doccia sperando di mantenere intatto il buonumore. Si asciugò con calma, si incremò. Entrò in camera mentre Gianni stava quasi arrendendosi al sonno.
Sapeva che entrare nel letto nuda non sarebbe bastato a risvegliarne il desiderio. Però aveva bisogno di averlo, stasera.
Così, con quella rassegnazione al dovere di tante coppie sposate, si infilò sotto il lenzuolo a cercare il corpo del marito. Puntò dritta al pene, perché il suo messaggio non potesse essere equivocato. Strinse le palle con una mano, mentre con l’altra massaggiava la base della cappella.
Fortunatamente, Gianni rispose prontamente.

Avesse dovuto dare un giudizio, mentre entrambi giacevano immobili nelle rispettive metà del letto, avrebbe detto che era stata comunque una scopata decente, superiore alla media. Ma un giudizio non le era richiesto, visto che il marito era già immerso in un sonno profondo che lo assolveva, oltre che dal dovere delle coccole post-coitali, anche da quello della verità.

Lara si alzò nella casa buia e si disse che, in fondo, un’ultima occhiata al cellulare avrebbe potuto darla, nel caso in cui fosse arrivato un altro messaggio.
Digitò il PIN e attese un tempo troppo lungo le la vibrazione le segnalasse l’arrivo di un SMS:
Sono libero lunedì, all’ora di cena. Ti voglio. Ti insegnerò un nuovo gioco.
Lara sentì il cuore saltare un battito. Chiuse il cellulare pensando: «Ho fatto bene a farlo stasera, adesso per un paio di settimane dovrei essere tranquilla».

2.

Il culo era uno dei suoi pezzi forti. Insieme allo sguardo, alle labbra, alla vita. E vederlo svettare umido di sudore, con la brasiliana nera scostata di lato a liberare il solco delle natiche, mentre stava prona sul letto con il petto appoggiato al materasso, doveva renderlo ancora più eccitante. E così, decisamente, era, almeno a giudicare dall’erezione dell’uomo, proiettata verso il cielo e dall’avidità delle mani con cui afferrava i glutei li allontanava a scoprire una vulva fradicia e, poco più in alto, un invito a provare più stretti piaceri.
L’uomo era rosso in viso, emozionato oltre che eccitato, come se si fosse improvvisamente trovato in una situazione non prevista, benché cercata. Affondava la faccia nel sedere di Lara, con la lingua umida protesa in avanti. Poi riemergeva, con la bocca grondante e gli occhi che luccicavano. Le afferrava i capelli, le serrava i fianchi. Il respiro accelerato gli impediva di parlare.
Dopo aver un’ultima volta scavato le sue viscere con la lingua, appoggiò la punta del pene sulla piccola rosa, ancora contratta dalla paura, e spinse lentamente ma con decisione.
Lara sentì una nuova sensazione invaderle il ventre e lasciò sfuggire dalle labbra un lungo, sottile gemito di piacere. Pensò che, a Gianni, l’altra metà non aveva mai pensato di concederla.
Né forse lui l’aveva mai nemmeno chiesta.
E invece con Davide le veniva tutto così spontaneo, così naturale… Era come se si fosse trovata in una nuova dimensione. Come se tutto ciò che aveva provato finora non valesse, sulla bilancia, più di qualche granello di polvere.
Lasciava che il pene rigido ed esperto di Davide la riempisse di sé, assaporando ogni spinta, ogni centimetro guadagnato. Si sentiva domata, posseduta, rapita in un universo parallelo nel quale la banalità del quotidiano era cancellata dall’emozione di scoprire ogni volta nuove frontiere, di sentirsi finalmente libera di esplorare e di sperimentare.

Dalla prima volta in cui si erano posseduti, come animali, nello studio di lui, tra telefoni che squillavano e la paura che qualcuno lo cercasse, Lara si era accorta che poteva tradire il marito senza senso di colpa. Un bel vantaggio, in fondo; del quale non sembrava poter beneficiare Davide, così trattenuto tra paura e desiderio.

Era rientrata a casa sentendosi leggera, felice, realizzata. Quasi non importava che la scopata fosse stata decisamente mediocre, il suo uccello più spesso barzotto che ritto, e che il piacere che sperava di provare fosse stato appena al di sopra della soglia della sufficienza.
6-, ok.
Ma aveva provato il mal di pancia.
Quell’emozione che afferra e scuote. Che succhia energie dalle vene e pompa adrenalina nel cervello.
Lara aveva sollevato le mutandine con gioia affrettata, abbottonato i pantaloni bianchi e alzato la zip con quel colpo dei fianchi che rende così sexy il movimento delle donne che indossano pantaloni troppo stretti.
Poi l’aveva baciato ed era uscita senza voltarsi indietro.
L’avesse fatto, avrebbe scorto un Davide lievemente ansioso, goduto ma agitato. In fondo, sollevato che la loro prima volte fosse finita.
Perché Davide, oltre ad essere un ottimo professionista, un fidanzato impeccabile, un trentacinquenne dal fascino indiscutibile, era anche un uomo debole, prigioniero del proprio desiderio.

Ma, in quel momento, Lara, consapevole delle sensazioni che quella lunga e profonda penetrazione le regalava, non ricapitolava queste sensazioni con ordine, piuttosto le affioravano sotto forma di squarci nella mente. Dettagli che talora la eccitavano, altre volte la inquietavano.

Davide strinse forte le mani sui fianchi della donna e appoggiò stremato l’uccello umido nel solco tra le natiche. Ondeggiò un paio di volte e le rigò la schiena con un lungo, rettilineo schizzo di piacere.
Poi si lasciò cadere su un fianco e produsse un profondo sospiro, che avrebbe potuto anche essere di sollievo.

3.

Perché avesse sposato Gianni, se lo era chiesto molte volte.
Se fosse il caso di lasciarlo, solo una.
Fu un pensiero fulmineo, che la colse a tradimento – è il caso di dirlo -, dopo circa un anno che la sua storia con Davide procedeva tra impeto e fughe.
Si sedette sulla panchina alla fermata del metrò, mentre riprendeva la via di casa come se fosse appena uscita dall’ufficio. Invece, un pomeriggio di permesso le aveva consentito di raggiungere Davide, per la prima volta, a casa sua.
Diffidente, misterioso, chiuso, l’uomo non le aveva lasciato spazio nella sua vita. Era stata Lara a doverselo guadagnare, quasi metro per metro.
Prima le sveltine in studio, poi un paio d’ore al motel, la promessa più volte tradita di una giornata insieme, qualche raro pomeriggio. E, tra un incontro e l’altro, settimane di silenzio. Per ricomparire, di nuovo, come un fantasma, con la sua voglia dirompente compressa a fatica in un messaggino o in una telefonata. E da lì, una nuova accelerazione fino all’incontro successivo.

Incurante dei passanti che la sfioravano, Lara rise tra sé. Nelle orecchie Celentano, Per averti.
Per averti
farei di tutto
ma rinuncio con dolore.
Sì, per averti farei di tutto
ma non ti voglio,
non ti voglio senza amore.

Era un pensiero folle, irrazionale, imprudente. Ma si disse che, sì, per averlo avrebbe lasciato Gianni e la sua pigrizia.
Per provare ogni giorno quelle sensazioni, avrebbe buttato tutto all’aria e sarebbe fuggita con Davide.

* * *

Nello stesso momento in cui il treno inghiottiva Lara e le sue cuffiette con Celentano in loop, Davide apriva con un gesto il cellulare e chiamava un numero in memoria.
Si stese sul letto, mentre il tono di libero gli regolarizzava il respiro.
Erica rispose al terzo squillo.
«Ciao tesoro!», salutò l’uomo.
«Davide, ho voglia di vederti».
«Anch’io. Quando vieni?».
«Se arrivo stasera, ti va?».
Davide portò istintivamente una mano all’inguine ancora umido. Pensò che ora avrebbe dovuto farsi una bella doccia, mettere a lavare le lenzuola, controllare bene che Lara non avesse lasciato tracce in giro. Era un tipo eccessivamente prudente, o forse era il senso di colpa a farlo sentire in pericolo costante.
«Se facessimo domani, magari? Stasera lavoro fino a tardi», mentì.

* * *

Lara entrò in casa prima del marito.
Aprì l’acqua della doccia, spogliandosi con lentezza mentre il getto si faceva caldo.
Ogni vestito che sfilava, la camicetta, il reggiseno chiaro, il tanga che lui le aveva regalato insieme a un anello costoso, profumava di lui.
«Dovrebbero inventare un bagnoschiuma anti-odore-di-sesso», pensò ridendo. «Sarebbe un successone».
Infilò i vestiti in lavatrice e se stessa nel box doccia.
Mentre la schiuma le disegnava il corpo, cantava Per averti farei di tutto tranne perdere la stima di me stesso.

4.

Si accorse subito che qualcosa non andava.
Istinto femminile.
Che aiuta, ma a volte frega.
Quella capacità innata di snodare una storia da una sillaba.
Di leggere un uomo nel profondo dall’inflessione di un saluto.
Davide era stato più sbrigativo del solito a dire «Sì, vediamoci».
Più tempestivo che mai, poi, a rimandare l’appuntamento.
Ad abbreviare il tempo a loro disposizione.
Poi il sesso, come al solito, era stato magnifico.
Emozione pura. Sentirsi maiali dentro senza limiti.
Tutto bianco, pulito, possibile, lecito.
Una repubblica dell’orgasmo dove vigevano altre regole. O dove proprio regole non c’erano. Provare di tutto, come ragazzini.
Vederlo supplicare di farlo godere, mentre con la bocca, in un gesto di massimo potere e controllo, lo teneva sul filo del punto di non ritorno.

Di bocca, era brava. Poco da dire. Il giudizio dei suoi precedenti ragazzi era unanime. Ma soprattutto, le piaceva dare piacere. Quella sensazione di dominio che solo il pompino può dare.
Sorrideva pensando a quei poveri uomini che vedono nella fellatio una sottomissione della donna, e poi sono lì a implorare di non smettere.

Succhiare e pensare insieme non è facile. E Lara amava dedicarsi a quel compito con tutta se stessa, lasciando la mente sgombra.
Ma quel giorno non sarebbe stato possibile.
Dopo tre anni di relazione, dopo essersi conquistata i suoi spazi, dopo aver svezzato Davide e avergli fatto scoprire nuove frontiere, sapeva di essere giunta a una decisione.

Aveva pensato sul serio di lasciare Gianni per lui. Ma Davide mai si sarebbe staccato da Erica, anche se, ammetteva, con lei il sesso non era nulla in confronto a Lara.
Aveva accettato di ribaltare la sua vita, ma Davide, la propria, l’aveva invece saldamente ancorata a un muro di paure e esitazioni.

Vedeva già i minuti che stavano per scorrere, li immaginava come fotogrammi di una moviola, ma nel futuro.
Il suo reclinare il capo mentre si lasciava andare al piacere.
Il roteare del suo fiotto in bocca.
Il sapore, che così bene conosceva e amava.
E poi, giusto un po’ troppo in fretta, quel suo sdraiarsi di lato, la doccia, lo sguardo non indispensabile verso il telefono.
Questa volta non avrebbe aspettato la sua scusa per andare a casa.

Lara scorse in un lampo la differenza tra il suo modo di affrontare la loro storia e quello di Davide. Pensò alle mille paure che aveva superato prima di tradire suo marito. Ai mal di pancia che l’avevano tenuta sveglia di notte. Ai sotterfugi. A quel sentirsi, però, anche e irrimediabilmente viva.
E vide, a pochi centimetri dalle sue labbra, un uomo che non era stato capace di fare una scelta.
Di assumere una responsabilità.

Quando inghiottì il suo seme per l’ultima volta sapeva già che non l’avrebbe richiamato.
«Ti vedo a disagio, vuoi che vada?», gli chiese con il solo scopo di fargli presente un’evidenza.

Mentre scendeva le scale del metrò senza voltarsi indietro, premette ancora il tasto play sull’iPod.

Tu due cuori non li hai
e a me non basta la metà
se tu scegliere non sai
scelgo io che male fa…

5 Commenti

  1. Nathalie
    3 Agosto 2009

    Molto bello e sconvolgente sopratutto quando stai per cominciare una relazione che potrebbe somigliare a questa.

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  2. elena
    18 Marzo 2010

    bello, con il lato femminile molto sviluppato. complimenti. dev'essere difficile per un uomo. e . Grazie.

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  3. robby25
    9 Dicembre 2010

    Però, niente male.

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  4. kristalia
    5 Luglio 2011

    Eccolo! Molto bene, cherì 😉

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  5. dopamina
    24 Ottobre 2013

    Non e` mai facile per una donna. Eppure a volte si ha la necessita` di sentirsi Vivi.

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