Il blog di Dire Fare l'Amore
La collezionista [racconto erotico]
A grande richiesta, torna il racconto di Inachis. Tratto da un post che mi ha colpito, e totalmente rimaneggiato dal sottoscritto. Un grazie a Moraconpanna (tralaltro, ottima scrittrice) per l’idea. Un sorry se l’ho travisata.
LA COLLEZIONISTA
La mano destra di Stefania si insinua sotto la camicia di Tony, risale lungo la schiena striando la pelle con le unghie, sfiora i fianchi e si arresta sul petto stringendo il piccolo capezzolo tra pollice e indice. La sinistra atterra sulla natica corrispondente e la strizza con forza. La ragazza appoggia le labbra sul collo dell’uomo, appena profumato di dopobarba, le socchiude inumidendole con la lingua, avanza verso il lobo succhiando con intensità.
Ha ancora gli occhi chiusi e si muove come un felino nella notte, guidata dall’istinto. Li tiene così, serrati, sigillati dal momento in cui lui, poco prima, ha afferrato il manico della valigia e, sollevandola, le ha detto: «Sono stati due giorni magnifici, Ste; ma ora devo ripartire, il mio volo imbarca tra poco».
E lei, in tutta risposta, ha spento lo sguardo per trattenere il ricordo e l’ha abbracciato appoggiandogli la faccia nell’incavo della spalla. Poi ha aspirato forte perché qualcosa di lui restasse il più a lungo possibile in lei.
Sa che è giusto che lui vada, che un lavoro, una famiglia, un’altra casa lo aspettano a Roma. Sa che dovrà dirgli «vai». Sa.
Ma a volte sapere non basta.
E nemmeno volere.
Il suo corpo obbedisce a un comando più profondo di quello della mente.
Gli passa ancora le dita a pettine tra i capelli, scompigliandoli. Poi gli lambisce le labbra con la punta della lingua, affondando golosamente in bocca. Afferra il colletto alla francese e con un gesto secco e deciso strappa la camicia azzurra lungo la linea dei bottoni, che rimbalzano uno a uno sul pavimento, come perle di una collana.
Un tonfo segnala che la valigia è caduta a terra. E che Tony pregherà il tassista di correre più del solito. Che cercherà di saltare la coda al check-in. Che conterà su un ritardo di Alitalia.
«Scusa, la camicia», dice Stefania con gli occhi che ridono; poi lo bacia di nuovo, mentre le mani scendono lungo il petto e afferrano la zip della cerniera.
Lo prende in bocca senza riguardi, sperando anzi che un dente o un ferretto della lampo gli lascino un segno. Un ricordo. La sua personale circoncisione.
Lo gusta con foga, puntando dritto al suo piacere.
Vuole svuotare il suo sapore, prosciugare il suo vigore.
E non per permettergli di arrivare in tempo in aeroporto. Anzi, riuscisse a fargli perdere il volo sarebbe anche contenta. Ma perché non ama gli addii e vuole vederlo uscire al più presto da quella porta. Ma anche sentirlo ancora dentro di lei.
Sì, contraddittoria. “E allora?”, si dice.
Poi riprende a succhiare: per ottenere l’effetto che cerca, in definitiva, un pompino è ancora il meglio.
E Tony non oppone resistenza: si lascia godere, fino a quando sente di essersi sciolto dentro di lei e avverte l’umido sulla pancia e la scia delle sue labbra che stanno risalendo per baciarlo. Gli tremano le gambe e nella sua mente si fissa l’immagine di un piccolo orologio a muro, sulla parete che gli sta di fronte. E sa che quel ricordo, reso eterno dall’orgasmo, gli tornerà in mente ogni volta che penserà a Stefania. E si sente anche un po’ stronzo, perché ha già deciso che pian piano la lascerà uscire dalla sua vita, come si fa con le persone che si sono amate con forza ma senza profondità.
Così, senza smettere di fissare l’orologio, Tony si lascia spogliare della camicia lacera e si china sul trolley per prenderne una pulita.
«Questa la butto io…», sta dicendo Stefania, e lui non sa se parla della camicia o della loro storia.
* * *
Il profumo di Tony aleggia ancora nello stretto corridoio. Stefania guarda la porta di ingresso, sicura che se la aprisse ora lo troverebbe ancora sul pianerottolo.
“Porte viste di spalle”, potrebbe essere il titolo della mia autobiografia, pensa.
Ha in bocca il suo sapore di labbra e di sesso. Nelle mani un lembo della camicia.
Nuda, con quel fardello in mano, entra in cucina, prende dal tavolo un paio di grosse forbici. Appoggia la camicia sul piano e con cura, meticolosamente, taglia un quadrato nella zona dal colletto al taschino.
Lo stringe tra le mani e lo porta al naso.
L’odore della pelle sudata si mischia a quello del suo piacere e al lieve sentore del dopobarba.
Sorride soddisfatta, è un ottimo reperto. Uno dei migliori della sua collezione.
Tenendo con delicatezza in mano il tessuto, va ad aprire un mobile in camera da letto. Estrae una grossa scatola e la porta con sé sul letto.
Solleva il coperchio e contempla dall’alto centinaia di bustine di plastica riposte con ordine. Tutte uguali, viste da sopra, ma tutte diverse per il loro contenuto, accuratamente specificato all’esterno. Le fa arrivare apposta da un fornitore di materiale per laboratori. Sono in plastica resistente e a tenuta stagna.
E Stefania è una collezionista.
Una collezionista di odori. Ne ha esattamente 368, non solo di amanti, ma di amici, parenti, situazioni vissute. Le custodisce con cura, le bustine, nascoste in fondo all’armadio quattro stagioni.
Ne sceglie una sul lato sinistro, dove tiene quelle vuote. Annusa ancora una volta il pezzetto di camicia, poi apre il sacchettino e lo inserisce, richiudendo con cura. Con un pennarello indelebile a punta fine scrive: 369 – Tony – 20 ottobre 2011. L’odore alcolico dell’inchiostro le ricorda le altre centinaia di volte in cui ha compiuto quel gesto, sempre uguale, sempre diverso.
Come le altre volte, al momento di archiviare un odore, sente addosso una strana eccitazione, un senso di compiuto e di non compiuto al tempo stesso. Di potere e di perdita.
Allora decide di dedicarsi al suo gioco preferito. Prende la scatola dal ventre sicuro dell’armadio e la porta sul letto. Solleva il piumone con una mano e se lo tira sopra la testa. Nel buio delle coltri tasta le bustine. Ne sceglie una a caso, la apre e annusa.
Riesce sempre a riconoscere l’odore al primo colpo. Magari non ricorda il nome della persona, o l’anno, o il luogo; ma subito si sente trasportata in un punto preciso della sua vita.
Un viaggio a ritroso, che la smuove nel profondo.
Annusa.
Le lacrime le bagnano gli occhi.
Non è un odore qualunque, quello che ha pescato.
È l’ancestrale.
Il primo.
Quello che ha dato origine alla sua passione.
Ricorda le mani strette alla testata del letto, le sue ad afferrarle il bacino alle spalle, la lingua a fare da spartiacque tra il piacere e il dolore. La testa vuota, il corpo arreso. L’impressione di volare nella notte, copilota di un aereo guidato da un altro, la cloche che si muove da sola senza poterla controllare.
Lui non ha chiesto permesso, non ha dovuto domandare cosa le piacesse, ha intuito il suo corpo e le sue potenzialità, esplorandole una a una con determinazione e sapienza. Si è appropriato dei segreti del suo piacere senza domandare, e li ha oscenamente svelati in quella anonima stanza d’albergo. Una storia senza futuro, lo sapeva bene. “Ma con un grande presente”, pensava in quel momento. Aveva provato un piacere diffuso, crescente, ripetuto, senza mai poter dire dove avesse inizio e quando avesse fine.
E poi un pianto dirotto mentre l’orgasmo la investiva come un’onda. Lacrime di stupore. Lacrime di lutto per le esperienze precedenti, diventate insignificanti dopo quella notte. Lacrime di partoriente, per la nuova consapevolezza che sentiva ora dentro di sé.
Al mattino, mentre lui si attardava in doccia, aveva raccolto le poche ore di sonno nel pugno di una mano e con il cuore che le batteva a mille, per la paura di essere scoperta e per la sensazione di potere che provava, aveva sfilato una federa e l’aveva nascosta nella borsa.
Sapeva che non l’avrebbe più rivisto, ma avrebbe portato sempre con sé il profumo della notte in cui aveva scoperto fino a quale limite poteva spingersi il suo desiderio.
Un ricordo affondato nel più profondo della sua mente, dove solo la memoria di un odore può penetrare.
32 Commenti
utente anonimo
21 Ottobre 2008ecco un altro bel racconto… complimenti…. ciao e buona giornata da Maria
DeirdrelaStrega
21 Ottobre 2008bellissimo… da brividi… da lacrime… bello…
utente anonimo
21 Ottobre 2008…M E R A V I G L I O S O O O O O O!!!!!!!
utente anonimo
21 Ottobre 2008Stupendo…
inachisio
21 Ottobre 2008Oggi è il giorno degli anonimi. Ma non so, a me piacciono, mi intrigano. Specie poi se fanno i complimenti… ovvio.
Ma grazie anche alla Strega, ovviamente!
Inachis
KittyGiulia
21 Ottobre 2008che bello poter leggere ancora racconti così belli!!! 🙂
inachisio
21 Ottobre 2008Ora mi ci metto di buzzo buono! Presto altri racconti.
Inachis
sistercesy
22 Ottobre 2008… mi spiace per Stefania,
una vita a metà,
mi spiace per la moglie,
una vita vissuta nella menzogna.
per il bugiardo egoista non saprei,
ci penserà la vita a pareggiare i conti,
buona vita
inachisio
22 Ottobre 2008La vita pareggia molti conti, ma ne lascia anche alcuni non saldati.
Inachis
GiselleB
22 Ottobre 2008bello!
ma da te non si puo’ avere altro.
🙂
elenacebotari
22 Ottobre 2008Racconto meraviglioso, non c’è che dire: sai trasmettere emozioni. E io, che vivo di odorisaporiricordi, mi sono sentita “nuda” davanti a queste parole. Grazie.
utente anonimo
23 Ottobre 2008..mi ha fatto commuovere..e non aggiungo altro..kiss M.
utente anonimo
26 Ottobre 2008Ti sei ispirato al racconto di Primo Levi? Non ricordo il titolo, è nella raccolta Storie naturali o in Vizio di forma.
Ciao
eleU (non ho account splinder)
inachisio
26 Ottobre 2008A dire il vero, non avevo pensato a Primo Levi. Ma ora che lo ricordi andrò a cercare il racconto.
Questa storia è nata pensando piuttosto all’ora legale e al bisogno che tutti abbiamo di uno spazio imnmaginario…
sally06
31 Ottobre 2008anche io sono d’accordo sul fatto che il tuo racconto è molto bello..
x quel che riguarda la stima, ti ringrazio, ma non ho fatto niente di meglio di quello che farebbero altri al mio posto…
inachisio
31 Ottobre 2008Grazie, Sally. Certo, tu non hai fatto nulla di meglio di altri al tuo posto. Però, non c’è un’altra al tuo posto e tu l’hai fatto. Per me, per il poco che ho letto sul tuo blog, sei una grande.
Inachis
PS Per i lettori che non hanno capito nulla di questo scambio di commenti… fatevi un giro sul blog di Sally dove si parla di HIV, vita e amore.
dolceintrigo
1 Novembre 2008ho letto tutto d’un fiato—
bellissimo–complimenti–
ciao ciao
amniotika
1 Novembre 2008complimenti..bel racconto!!..come al solito 🙂 un kiss, alessia 🙂
inachisio
2 Novembre 2008Grazie, Dolceintrigo, ma respira!
Amniotika, una delle mie primissime lettrici, bentornata e… un bacione sulla pancia!
Inachis
ocramasil
4 Novembre 2008Perche’l’hai finit0o cosi’?Io qul profumo non l’ho mai sentito forse e’ per questo che annuso sempre le persone cercando ….cosa poi?
Il racconto e’ sempre sublime, come sai scrivere tu !
inachisio
4 Novembre 2008Sai, Ocramasil, a leggere un commento come il tuo, di cui indovino solo il fondo, mi rendo conto di quanto complessa e intricata sia la vita. Grazie
Inachis
profumodimare
4 Novembre 2008bello…
immediato, intimo, intrigante e intelligente.
buona serata 🙂
Aislinn West
20 Settembre 2009…ho letto un pò di tuoi racconti…tutti molto ricercati…ma..questo non ho potuto non commentare…
non mi è mai capitato…di lacrimare così, all’improvviso..in genere sento sempre prima un nodo alla gola, gli occhi che si gonfiano di lacrime..e poi le sento scendere…ma..mai così.
All ultime parole “Papà prima che se ne andasse – 15 maggio 1976.” due lacrime hanno gareggiato all’improvviso su quei colli candidi che s’innalzano sul mio viso…
mi piace emozionarmi così..nel profondo.. mi fa sentire viva.
Grazie.
inachisio
20 Settembre 2009Voglio proprio dirti quanto ho apprezzato questo commento (anche se in verità non è che mi piaccia far piangere le ragazze), perché anche io ho sempre trovato intensa questa storia, fin da quando presi lo spunto da un post di moraconpanna.
Grazie
Inachis
Aislinn West
20 Settembre 2009Beh..io piango spesso…ma più che piangere..mi emoziono spesso..e così all’improvviso..(ultimamente soprattutto) o gradualmente… mi piace emozionarmi… lo sò , sono strana..ma non sò.. a volte mi piace essere malinconica..così mi ricordo di avere un cuore e di essere ancora sensibile..in questo mondo ke mi vuole cinica, fredda, senzacuore, insesibile…
C’è il mio ehm…non so come chiamarlo ex ragazzo…o mio attuale “amante” non sò come si possa definirlo…insomma, il ragazzo di cui sono innamorata pazza da un anno a questa parte…mi fa emozionare spesso.. anche semplicemente dicendo “ehi..” mi sciolgo come la mozzarella sulla pizza…
mi piacciono le emozioni.. e lui dolcissimo più del miele sà darmi tutte le emozioni di cui ho bisogno per sentirmi viva..
Grazie a Te Inachis..per i tuoi racconti… mi stanno facendo compagnia..in questi giorni in cui gli ormoni sono in circolo e lui è lontano.. ma soprattutto perchè nn parli di solo sesso, ma di emozioni, di SITUAZIONI, che è quello che eccita di più una donna…(la trama)..perchè la donna gode prima nella testa e poi fisicamente..
in ogni caso..grazie a te e..leggerò il resto dei tuoi racconti…ho scoperto questo sito da ieri..e già sono entrata una decina di volte… 🙂 a presto!
inachisio
20 Settembre 2009Quando uno, come me, scrive racconti erotici per cercare di scendere, scivolare quasi, nel profondo del cuore umano (del suo, prima di tutto), leggere un commento così è molto più che una gioia. E’ come la conferma di essere riusciti a trasmettere, attraverso le parole, qualcosa di vivo e di vero. Quindi se ti dico “grazie” è molto più di un grazie. E’ la gratitudine profonda del naufrago che avvista la terra, del viandante a cui è stata indicata la strada.
Ah, grazie!
Marco
Aislinn West
20 Settembre 2009come mi hai detto tu poco fà ..
il piacere è tutto mio! 😛
a presto! 😀
MissMcDreamy
20 Gennaio 2010Non avevo ancora letto questo particolare racconto. A metà della lettura ho cominciato a fantasticare sulla fine dello stesso, ipotizzando un finale tutt’altro che simile. Riesci a scivolare tra sesso, passionale, carnale, primitivo, puro, a sentimenti di tutt’altro stampo con un tocco tanto maestrale che mi sconvolge ogni qual volta decido di leggere un tuo racconto.
Mi lasciano sempre la possibilità di riflettere su qualcosa di non ancora totalmente, o non ancora, indagato. Stavolta ho ripensato, istintivamente, all’ultima volta che ho odorato la camicia del mio compagno, nonostante sia un gesto che svolgo spesso lo ricordo bene: appena prima d’uscire da casa mia mi ha stretto, abbracciato, sorriso e detto che ci saremmo rivisti presto, mi sono appoggiata con il capo sulla sua spalla e l’ho sentito. E poi, proprio come la protagonista del tuo racconto, influenzata certamente dallo stesso, ho ripensato all’odore che aleggiava, ormai quasi dieci anni fa, in casa mia, un odore dolciastro, se dovessi paragonarlo ad un colore penserei al blu benzina. Una casa colma di gente e una salma. Quell’odore era più forte in salotto, sarà per quello che non ci ho messo piede per più di dieci minuti in un giorno intero. Ora, non conosco il perché intrinseco della mia divagazione. Probabilmente volevo solamente dimostrare con questa quanto riesci a farmi vagare nei meandri della mia psiche.
Francesca
inachisio
21 Gennaio 2010Mi incuriosisce sapere quale finale avevi immaginato… Ma soprattutto devo dire che di questo tuo commento ho ascoltato, accolto, accarezzato il ricordo della morte di una persona cara che hai evocato con tanta tenerezza. ti ringrazio di questo piccolo momento di intimità e di ricordo.
Marco
Laura
6 Settembre 2010veramente molto carino
secretgarden70
23 Settembre 2010In poche righe sei riuscito a focalizzare due elementi che giocano un ruolo fondamentale nell'erotismo,la forza evocativa degli odori e il rapporto con il padre.
serena
5 Novembre 2015Bello. Intenso. Struggente. Donna che accetta la mancanza, ma forse solo perché sceglie di rubarne l’essenza. Poi la custodisce. La diseppellisce. La rivive. Ma l’amarezza rimane (in me almeno rimane). L’assenza resta sempre in primo piano, prepotente. E al di qua dei suoi occhi diventa presenza.